giovedì 10 gennaio 2008

Jazz Me Blues

Colgo ancora l'occasione per segnalare uno strano sito intitolato "Jazz Me Blues". é gestito dall'ineffabile, inarrestabile, incontrovertibile e irriducibile alfiere del jazz classico Lino Patruno. Nel sito Lino dice e fa tutto ciò che gli pare, prendendosene tutta la responsabilità. E questa è la forza dell'operazione: oltre ad essere molto divertente (imperdibile il decalogo del jazzista...secondo Lino), è stimolante e corrosivo, ancorchè sorprendente. Da visitare assolutamente. Fatemi sapere le vostre impressioni!

Esortazione...

Signore e signori amanti del jazz e della filosofia da esso sottesa! Nell'augurare a tutti quanti un ottimo anno musicale e non, colgo l'occasione per ricordare, ahimè, la mia condizione di "homo poco o niente technologicus": in pratica, è venuto uno a mettermi un antivirus talmente potente che mi blocca il pc peggio dei virus che c'erano prima!! Metteteci pure che ho la connessione a 56 k, e il quadro è completo.
L'esortazione, quindi, è la seguente: se volete, animate questo blog indipendentemente dai miei input! Ché, come avete visto, sono diventati sempre più sporadici...ma "There'll Be Some Changes Made"!!! Sono in trattative per un bel portatile, la Telecom assicura che mi darà l'ADSL (questo è un altro mistero: come mai ti spaccano le palle tutti giorni con i loro call center e poi, quando ti decidi a richiedere il servizio, spariscono???)
Manteniamo alta la bandiera del jazz-joe-blog!!! Grazie, brothers.

lunedì 17 dicembre 2007

Jazz e cinema

Il quesito è il seguente: chiunque abbia notizia di momenti di alto carattere jazzistico all'interno di un film, è pregato di darcene notizia. Ovviamente, sarà inutile citare i celeberrimi esempi di film "sul" jazz, come "'Round Midnight" di Bertrand Tavernier, "Mo' Better Blues" di Spike Lee oppure "Bird" di Clint Eastwood...
Comincio io: in "Malcom X" di Spike Lee con Denzel Washington grande protagonista, tutta la prima parte è, veramente, jazz. Siamo nei primi anni '40 e c'è una scena ambientata al Savoy Ballroom di New York in cui si vede - e si sente - l'orchestra di Lionel Hampton eseguire un "Flying Home" ad uso e consumo dei ballerini di Lindy-hop. Entusiasmante e, mi pare di capire, veritiero.

mercoledì 21 novembre 2007

Repertorio minimo del giovane jazzista...

... e non solo di quello giovane, ovviamente. Il quesito è stato posto da un nuovo amico, Jazzino, e lo trovate nel post delle recensioni. Intanto benvenuto, Jazzino! E anche per te le solite esortazioni: diffondi il verbo del jazz-joe-blog, e aggiorna il tuo profilo affinchè ne possiamo sapere di più su di te, sulle tue aspirazioni e sui tuoi gusti.
Prima di tutto, una premessa.
Il jazz, tutto il jazz, è una musica colta. In musicologia, ci sono dei criteri precisi per individuare quanto una musica, e in ogni caso una forma espressiva, possa essere definita tale. I criteri sono tre: 1) lo sviluppo nel tempo della forma musicale 2) l'individuazione di soggetti "attori" del suddetto sviluppo 3) il grado di "fungibilità" tra esecutori e fruitori.
Mi spiego meglio, nel dettaglio.
1) una musica che cambia nel tempo, che prende le mosse da intuizioni precedenti recependole e ampliandole, che sviluppa le forme e le strutture da cui deriva, è colta.
2) e sarà facile, se una musica è così capace di nutrirsi e rigenerarsi nel tempo, individuare alcuni compositori, autori, creatori ecc. che sono stati, sono e saranno i protagonisti di questo rinnovamento, creando stili, scuole ecc. Anche per questo criterio, unito al precedente, tale musica potrà definirsi "colta".
3) e probabilmente, tali competenze saranno "alte", cioè nel tempo si sarà sviluppato un "know-how" difficilmente emulabile da chi non è "del mestiere". Si sviluppa, cioè, una professionalità. Al contrario se il fabbro di un paese della Ciociaria, oggi, intona un canto, domani il ciabattino che ieri lo ascoltava potrà probabilmente fare la stessa cosa con una certa facilità. Con questo, ci tengo a precisarlo, non sto dicendo affatto che il saltarello ciociaro sia una musica "incolta"!!! Questo chiarimento è doveroso: il contrario di colto, tutt'al più, è "popolare" nel senso più bello e genuino del termine.
Altro esempio: la musica di Claudio Baglioni non è una musica colta, perchè tutti, con pochissimo impegno, possono "prendere il suo posto". Con questo non intendo dire che alcune canzoni di Claudio Baglioni non siano interessanti o belle. Valgono, e vanno valutate, per l'ambito e nell'ambito in cui nascono.
E questo è un altro problema preliminare: l'ambito jazzistico. Bisogna distinguere i brani i due categorie: 1) brani di jazz, e 2) gli "standards".
Va chiarito: "'Round Midnight" o "Donna Lee" NON sono degli standard, ma pezzi di jazz: nati nell'ambito del jazz ed eseguiti nello stesso ambito!!! e quindi, vanno eseguiti alla lettera, esattamente come qualsiasi brano di musica, ad esempio, classica.
Invece qualsiasi canzone, brano, motivetto nato in un altro ambito (classico, operistico, teatrale, Broadway, musica per film ecc), una volta IMPORTATO nell'ambito del jazz DEVE essere cambiato, trattato, variato, interpretato altrimenti non "suona" jazz: allora, quello è uno standard. Tutte le canzoni di Cole Porter o di Gershwin, poniamo.
Jazzino, cosa vuoi sapere? Se è facile suonare del jazz? Ti posso rispondere così... c'è gente che non può fare diversamente, e qualsiasi cosa suona, bene o male, diventa jazz...
Sicuramente occorre sviluppare ed accrescere il più possibile alcune competenze, come farebbe chiunque volesse accostarsi alla musica colta europea, o all'opera lirica, o ad altre musiche "colte" nel senso dei criteri detti prima. E' una musica PROFESSIONALE, a qualsiasi livello la si faccia. Ed è sempre stato così, anche ai primordi negli anni 10.
Il repertorio, fondamentalmente, non ha importanza.

mercoledì 14 novembre 2007

consigli per gli acquisti

Signore e signori, mi preme segnalare una iniziativa editoriale eccezionale. Avete mai sentito parlare di "Jazz Icons"? Già lo scorso anno pubblicò una serie di 7 dvd di concerti tenuti in Europa negli anni '60 da illustri jazzisti (si vedono Basie, Art Blakey, Ella Fitzgerald, Gillespie) di una qualità eccelsa, sia sotto il profilo musicale che audio-video. Quest'anno bissano con un'altra serie pazzesca (Dexter Gordon in un localino del nordeuropa, Ellington in teatro, Dave Brubeck ecc)... le due serie, da quest'anno, sono anche disponibili in due cofanetti distinti e corredati ciascuno di un bonus dvd con ulteriori inediti. Guardate su www.jazzicons.com !!! A Roma, spulciate da Messaggerie Musicali a via del Corso: sono sparsi tra i cd di jazz, in ordine alfabetico.

mercoledì 7 novembre 2007

Recensione

Ragazzi, partecipanti e uditori, amatori e urlatori, udite udite...
Il nostro blog è stato recensito, in maniera lusinghiera per me e per voi, su Livecity! L'avevo detto, io, che avremmo fatto storia... www.livecity.it e poi la sezione blog world. Grazie a tutti, e complimenti.

sabato 13 ottobre 2007

Vocalità

Buongiorgio a tutti! Prendo le mosse dalle ultime battute del post precedente per lanciare una sfida: usare la voce umana come uno strumento musicale, o suonare uno strumento musicale come una voce umana? La vocalità nel jazz ha perso spontaneità e naturalezza - se è possibile - e anche il suono degli strumenti non è più così "evocativo" come una volta... si privilegia la tecnica a discapito dell'"umanità" dell'espressione musicale o, al contrario, per aiutarla??? Cosa ne pensate?? Io ho le mie idee in proposito ma, come notava Purple (che onestamente non ho individuato! Purple, aggiorna il profilo...), sono pronto a cambiarle se convinto.